Grand tour italia: elogio del turismo di massa

Grand Tour Italia celebra l’unicità regionale e rilancia il turismo di massa con un nuovo format esperienziale tra cultura, gastronomia, sostenibilità e innovazione

Italia e turismo sono da sempre un binomio virtuoso, grazie a caratteristiche quasi irripetibili in ogni altro luogo al mondo: è al primo posto per siti riconosciuti dall’Unesco, (secondo l’ultimo aggiornamento effettuato nella riunione del 46º Comitato per il patrimonio dell’umanità a luglio 2024), al secondo posto con solo 0,01 punti in meno della Grecia nella classifica 2024/2025 di TasteAtlas (atlante mondiale della gastronomia) e dispone di circa 7,5mila chilometri di coste. Nonostante l’estensione modesta del territorio italiano rispetto ad altre nazioni, ogni regione è caratterizzata da tratti che la rendono unica.

La sfida di Oscar Farinetti, ideatore di FICO e ora presidente della medesima società che da settembre 2024 opera con la denominazione di Grand Tour Italia, è quella di riunire il meglio delle eccellenze regionali italiane in un luogo in cui sia possibile apprezzarle contemporaneamente. Il nuovo nome è stato ispirato dalla moda dei secoli XVII e XVIII, quando la nobiltà del centro Europa era solita intraprendere lunghi viaggi (Grand Tour) di cui l’Italia era meta imprescindibile, per ampliare le conoscenze e la cultura.

EMILIA ROMAGNA ECONOMY - Grand tour italia: elogio del turismo di massaNonostante l’emergere di una corrente di pensiero favorevole al turismo rivolto alla ricerca di esclusività esperienziale e culturale, e in totale disaccordo con quanto la bolognese Ilaria Maria Sala ha scritto sulle pagine del New York Times lo scorso agosto definendo Bologna “un inferno di mortadella”, Farinetti ha dichiarato in un recente intervento nell’ambito del master di Giornalismo di UniBo di essere a favore del turismo di massa, che renda disponibili a tutti i patrimoni Unesco disseminati lungo la penisola, nonché le meraviglie che ogni regione italiana può offrire.

Farinetti trova elementi positivi nel cosiddetto il “turismo dei taglieri”, tendenza che divide i bolognesi tra chi lamenta la perdita di molti negozi artigianali e la diminuzione della qualità del cibo nel centro cittadino e chi invece sostiene che i visitatori attratti dall’offerta culinaria bolognese promuovano il territorio.

La maggioranza degli italiani dà grande importanza al cibo e indubbiamente per il turismo straniero questo è uno dei principali elementi di richiamo, ma pochi conoscono a fondo le tradizioni e la sapienza alla base di un’offerta così variegata e di livello.

Per questo a Grand Tour Italia ognuno dei venti padiglioni regionali realizzati in un’area caratterizzata da porticati, elemento tradizionale dell’architettura bolognese, offre pochi piatti tipici ma di grande qualità, ma rappresentano solo una parte dell’esperienza che si può vivere: trascorrendo una giornata all’interno dell’area, a cui si accede gratuitamente, si incontrano una libreria, un museo, una pista di go-kart elettrici di 10mila mq, un parco avventura, otto stazioni didattiche dedicate al mondo dell’enogastronomia, spazi di approfondimento legati ai temi della sostenibilità, dell’innovazione e di tre eccellenze nazionali: olio d’oliva, vino e birra.

In estate il frutteto esterno ospita lo spazio aperitivi e alcuni dei ristoranti regionali con musica dal vivo da giovedì alla domenica. A breve a fianco dell’area in cui sorge Grand Tour Italia sarà terminata

la realizzazione dello stadio temporaneo che ospiterà il campionato di calcio di serie A delle due prossime stagioni, per permettere le opere di ristrutturazione del Dall’Ara, e la destinazione sarà tra quelle raggiunte dal tram. Tutto questo, a fianco del nuovo formato del progetto, che conferma la bontà dell’idea generatrice derivante da FICO ma che ha fatto tesoro degli errori della prima realizzazione, sono i punti di forza di Grand Tour Italia, un progetto ambizioso che ambisce a partecipare alla promozione di Bologna quale meta attrattiva nel panorama del turismo internazionale.

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